Uno spazio che aspira a fornire spunti di riflessione sulla realtà che ci circonda e che spesso sfugge ai nostri occhi, invisibile se pur nella sua disarmante evidenza. Una lettura rivolta a chi ha già messo in discussione se stesso, le ideologie dominanti e ciò che sembra non rientrare nella sfera delle proprie scelte, incrollabile, ineluttabile, ma anche a chi, pur rispettando ed amando sinceramente qualunque forma di vita al di là della specie, non è ancora riuscito a farlo.

sabato 9 febbraio 2013

"Be the change you wish to see"

Un tempo credevo che le scelte individuali non avessero peso. In realtà gliene davo moltissimo ed ero assolutamente convinta fossero l'unico vero motore di qualunque cambiamento; semplicemente, tendevo a non estendere questa considerazione alle mie. In poche parole, senza farlo volontariamente, escludevo me e le mie scelte dalla considerazione che avevo nei confronti delle scelte individuali in genere.
Poteva accadere, così, che mi trovassi a ritenere sbagliati e a condannare negli altri atteggiamenti e comportamenti che io stessa assumevo, collocandomi al di fuori di qualsiasi analisi e ritenendo inconsapevolmente che le motivazioni delle altre persone non valessero per me e che, viceversa, le mie non valessero per loro. Era come se già il fatto stesso di individuare in quei comportamenti qualcosa di sbagliato, mi ponesse nella stessa condizione di chi invece non li assumeva, permettendomi di dimenticare con estrema facilità quanto invece vi fossi dentro anche io. Nei momenti in cui mi accadeva di ricordarlo, perchè inevitabilmente prima o poi accade, soprattutto se si tratta di comportamenti che noi per primi condanniamo, un'altra difesa interveniva ad allontanare il problema: il mio cambiamento è inutile - non impedirà effettivamente nulla - dovrebbero cambiare tutti - dovrebbe cambiare il mondo.
Al tempo stesso, però, fatti da altre persone, questi discorsi mi apparivano a dir poco banali e stupidi. Vedevo chiaramente come fossero soltanto le solite scuse invocate per evitare le difficoltà del rendersi parte attiva, e ai miei occhi non potevano reggere, perchè qualunque difficoltà non avrebbe mai giustificato la mancanza di integrità personale.

Non mi rendevo conto che, senza accorgermene minimamente, quelle solite scuse che biasimavo, le stavo prendendo io stessa.

Molti erano i fattori che contribuivano a confondere la mia percezione. Riguardo alla realtà dello sfruttamento animale, non ho mai avuto seriamente bisogno di metterla in discussione, perchè in discussione per me ci era sempre stata. Non l'ho mai considerata normale, o naturale. Non ho mai invocato nessuna presunta necessità della sua esistenza. Riuscivo a guardarla dall'alto, e vista dall'alto non poteva che apparire ai miei occhi orribile e assurda. Non vedevo ancora quali fossero il vero sistema e la vera ideologia che si nascondono dietro il proporre con estrema naturalezza cose che la maggior parte di noi riterrebbe inaccettabili, se soltanto quel sistema non avesse lavorato a meraviglia, restando nell'invisibile e nell'anonimato, al fine di indurci ad accettare e a partecipare senza darci alcuna consapevolezza e responsabilità. Al fine di indurci a smettere di pensare, e di sentire. Non lo vedevo, ma percevivo me stessa al di fuori. Io pensavo, sentivo, e lo sentivo sbagliato. Ciò che mi sfuggiva, però, è che non avevo in realtà in me stessa alcuna forma di integrità, intesa nella sua accezione di integrazione di valori e comportamento. Quando lessi per la prima volta dell'esistenza dei vegetariani e dei vegani, ed ero molto piccola, ricordo che non ebbi mai nessun senso di avversione. Loro rappresentavano la libera scelta, erano la testimonianza vivente del fatto che a questa realtà ci si può sottrarre, e la si può contrastare, rimettendo in discussione l'impossibilità di fare altrimenti che molti sostengono, non pensando neanche che esista una scelta. Loro trasformavano, semplicemente esistendo, azioni e comportamenti considerati uniformi a livello sociale e quindi privi di responsabilità, in pura negligenza individuale. Per molti non è facile fare i conti con questa pura constatazione; sono molti i meccanismi di difesa che accorrono in questi casi, quali possono essere ridicolizzare chi si ha di fronte per non mettere in discussione se stessi, o aggredirlo perchè solleva interrogativi che non ci si vuole porre. Nessuno di questi meccanismi, però, ha mai agito su di me. Avevo invece una profonda stima, e forse, paradossalmente, è stato proprio questo ad alterare la mia percezione. Non mi sentivo affatto diversa, mi riconoscevo moltissimo in queste persone e nel loro modo di pensare e di sentire. Fino a trascurare come dato secondario il fatto che le mie azioni seguissero un'altra direzione.
Non mi dilungherò ora sul quando e perchè questo cerchio si sia chiuso ricongiungendo i suoi estremi. Non lo faccio perchè non lo ritengo rilevante. Sono svariati i motivi che portano a prendere coscienza, ad un certo punto della propria vita, dell'orrore che ci circonda o più semplicemente dell'incoerenza nel nostro modo di agire. E soprattutto, ogni esperienza è un'esperienza individuale, per quanto condivisa, e mostra caratteristiche differenti da persona a persona. Ciò che mi preme sottolineare e che considero davvero rilevante non è tanto il motivo per cui avviene, ma il modo in cui lo sguardo cambia in seguito e grazie al suo avvenire. E attraverso quel nuovo sguardo io, improvvisamente, ho capito. Ho capito quanto sia assurdo e incoerente lottare verbalmente contro qualcosa continuando a compierla attraverso le azioni, quanto sia ipocrita dispiacersi immensamente per qualcosa a cui si prende parte senza esercitare opposizione. Ho capito che attraverso le mie scelte individuali e attraverso la mia integrità posso contribuire ad un cambiamento portato avanti da altre singole individualità, come me, ma che insieme assumono una dimensione sociale. Ho capito che siamo noi a doverci liberare di ciò che nel mondo non vorremmo, invece di aspettare che il mondo cambi per noi, e che l'integrità consiste nell'agire semplicemente come se quel cambiamento nel mondo fosse già avvenuto. E ho capito che è solo la consapevolezza a darci questo potere. Perchè, come espone la psicologa Melanie Joy in una sua conferenza, "senza consapevolezza non c'è libera scelta".  

"With awareness we can choose to be active witnesses 
rather than passive bystanders. 
With awareness we can practice justice and exercise love. 
With awareness we can live more authentic and freely chosen lives
and truly become, as Gandhi said, 
the change we wish to see."











6 commenti:

Rita ha detto...

Benvenuta nel fantastico mondo dei blog. :-)

Un ottimo inizio il tuo, carissima, che le tue riflessioni si aggiungano ad accrescere sempre più la consapevolezza dell'orrore dello sfruttamento animale.

Tempo Immortale ha detto...

Fornire testimonianza è la cosa più importante che si possa fare. Sono convinta che esistono moltissime persone come me, che hanno davvero sensibilità e hanno a cuore l'argomento, ma che hanno solo bisogno di una piccola presa di coscienza. Ovvio che ne esistono altrettante a cui non importa nulla, ma anche essere d'aiuto ad una sola persona, lo ritengo importante.

Giorgio Cara ha detto...

Bellissimo post, che riesce - partendo da uno spunto personale - a insegnarci molto su come ragioniamo e su quanto vediamo o scegliamo, a volte, di non vedere. Purtroppo. D'altra parte molti sostengono, credo a ragione, che il trapasso virtuoso da una sensibilità ristretta come quella, ad esempio, di chi non ama gli animali od ama solo i propri - disprezzando le altre specie e finanche quelli al di fuori del proprio circolo di empatia - all'animalismo e infine all'antispecismo, si basa su un cammino individuale e verrebbe voglia di dire spirituale (nel senso ampio del termine). Ma d'altra parte l'ignoranza non scusa, si dice in diritto penale: e, credo, oggi chiunque riceve sufficienti informazioni per sapere da dove provengono i cibi di cui si nutre, le pellicce che indossa, come siano testate le medicine di cui abitualmente si fa uso, come vengano trattati gli animali nei circhi nei quali porta i propri figli: pertanto è indispensabile l'attivismo, che mira proprio a sensibilizzare questa sensibilità sopita nella gran parte della gente.
Un saluto e congratulazioni per il blog.

Tempo Immortale ha detto...

Ti ringrazio. Credo fosse proprio questo il mio intento, e cioè, partendo da un'analisi personale, individuare e delineare uno dei possibili meccanismi che ci portano ad agire in maniera non coerente, nonostante la nostra mente e il nostro cuore siano dalla "parte giusta". Individuarli è l'unico modo per rifletterci sopra e neutralizzarli, per recuperare quell'integrità di valori e comportamento e dar luogo, prima di tutto in noi stessi, a quel cambiamento che vorremmo vedere.

L'ignoranza non scusa, è vero.. soprattutto perchè, come dici tu, molte cose si sanno e le persone che ignorano completamente non costituiscono di certo la maggioranza. Ma vedere e conoscere non sono la stessa cosa di prendere coscienza e consapevolezza. Fino a che questo non avviene, si tenderà sempre a trovare una giustificazione personale per il fatto di prendere parte a qualcosa che tuttavia si vede e si conosce.

Unknown ha detto...

ce l'ho fatta a vedere il blog anche se con un po' di ritardo!
complimenti :)

Tempo Immortale ha detto...

Non c'era nessuna fretta e nessun impegno Marco, anzi, ti ringrazio per il pensiero :) Spero che da questo lavoro ancora in fase iniziale possa con il tempo uscire qualcosa di buono e valido, qualcosa che migliori insieme a me, alle mie conoscenze e alle mie percezioni. A presto!

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